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CORONAVIRUS: RISCHI DEI PRODOTTI SANIFICANTI

La sanificazione è sia l’attività comprensiva di una fase di pulizia preliminare alla disinfezione che un’attività di sola pulizia o di sola disinfezione.  

Per poter sanificare occorre utilizzare prodotti conformi alle normative; nella fase di pulizia andranno utilizzati prodotti autorizzati secondo quanto stabilito dal Regolamento (CE) N.648/2004 sui detergenti per gli igienizzanti ambientali. Nella fase della disinfezione i prodotti utilizzati dovranno ricadere nel contesto normativo del D.P.R. N.392/1998 sui Presidi Medico Chirurgici, insieme al Provvedimento del 5 febbraio 1999, o del Regolamento (UE) N.528/2012 sui biocidi (noto come BPR, Biocidal Products Regulation).

Nella pubblicazione “CLP-REACH_2020 – Sanificanti dei Luoghi di Vita e di Lavoro: Etichettatura, Scheda di Dati di Sicurezza, Notifica e Tecnologie” si ricorda il rapporto tra sanificazione, pulizia e disinfezione e le varie normative a cui fanno riferimento.

Il termine “sanitizzazione” deve essere inteso come sinonimo di disinfezione; i prodotti che riportano in etichetta i termini “sanitizzante” e “sanificante”, rientrando nella definizione di prodotti biocidi, per essere immessi nel mercato devono rispondere ai requisiti del Regolamento (UE) N.528/2012.  

I principi attivi contenuti nei prodotti per la disinfezione maggiormente utilizzati sono: etanolo, propan-2-olo e ipoclorito di sodio, sostanze efficaci contro i virus come il SARS-CoV-2. I rischi per la salute umana sono diversi: gli alcolici come etanolo e propan-2-olo causano bruciori a livello oculare e/o inalatorio e si utilizzano soprattutto per la sanificazione di oggetti e superfici metalliche, dove altri prodotti non possono essere applicati.

Sostanze come l’ipoclorito di sodio, invece, se applicate su superfici contaminate o con presenza di materiale organico, possono dar luogo alla formazione di sottoprodotti pericolosi come, ad esempio, clorammine e trialometani. Questi principi attivi causano gravi ustioni cutanee, lesioni oculari e irritazione respiratoria. Per questo motivo, durante i trattamenti di sanificazione/disinfezione, le aree devono essere circoscritte e gli operatori devono essere muniti di adeguati DPI.

Anche i sali di ammonio quaternario sono presenti nei prodotti in commercio; anche questi sono tossici per la salute e causano irritazione e/o corrosione a livello locale. Pertanto, la valutazione del rischio è essenzialmente volta al controllo e alla gestione attraverso l’individuazione di opportune misure, quali l’adozione di DPI, la definizione di procedure e l’adozione di dispositivi che limitino l’eventuale insorgenza di effetti avversi.

Tra i principi attivi più comuni generati in situ e utilizzati nei prodotti per la disinfezione/sanificazione delle superfici, ci sono il cloro attivo e l’ozono. Riguardo al cloro attivo la valutazione dei rischi ha evidenziato un rischio non accettabile dovuto all’inalazione da parte di utilizzatori professionali durante il trattamento; questo, infatti, causa irritazione cutanea, per questo motivo è bene limitare l’utilizzo al solo personale addestrato provvisto di guanti e di altri DPI.  

Il principio attivo biocida ozono generato in situ a partire da ossigeno è attualmente in revisione e valutazione ai sensi del BPR. Tra i rischi causati da questa sostanza ci sono effetti a breve termine quali l’irritazione oculare e delle vie respiratorie superiori, oltre a sospetti effetti cardiovascolari. Ad alte concentrazioni l’ozono potrebbe determinare una riduzione della funzionalità polmonare, pertanto, il trattamento degli ambienti con ozono generato in situ deve prevedere l’assenza di persone durante la sanificazione e il confinamento degli ambienti stessi, con un rientro negli ambienti trattati solo al termine di un periodo di tempo tale da garantire il decadimento dell’ozono ad una concentrazione al di sotto della soglia di percettibilità olfattiva per l’uomo. 

La pubblicazione si sofferma poi anche su altri sistemi per la disinfezione degli ambienti, ad esempio il trattamento con raggi UV a bassa lunghezza d’onda e la vaporizzazione/aerosolizzazione del perossido di idrogeno. Quest’ultimo è un principio attivo approvato ai sensi del BPR che vaporizzato si converte rapidamente in ossigeno e acqua determinando un basso impatto ambientale. Dal momento che il perossido di idrogeno è un liquido comburente, corrosivo per la cute e nocivo per ingestione e inalazione si raccomanda l’uso del metodo di applicazione ai soli operatori professionali.

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