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IL FUTURO DEL LAVORO TRA DIGITALIZZAZIONE E AUTOMAZIONE

La tecnologia sta cambiando anche il mondo del lavoro che, come tutte le cose soggette a cambiamento, si trova a fronteggiare rischi ma anche grandi opportunità. Il processo di cambiamento è fondato sull’intreccio di digitalizzazione e automazione delle relazioni socio-economiche. I benefici determinati dall’innovazione tecnologica, favoriscono crescita e sviluppo economico e personale mentre i rischi di fronte a cui è posto il lavoro riguardano non solo il pericolo di disoccupazione tecnologica ma anche la qualità e le condizioni lavorative, la crescita delle disuguaglianze economiche e la nascita di nuove professioni e nuovi mercati privi di una regolamentazione che garantisca diritti e tutele adeguati e la giusta valorizzazione del lavoro.

Questi rischi, però, si sommano ad altri rischi già esistenti come l’invecchiamento della popolazione, lo squilibrio di genere nel mercato del lavoro, gli squilibri territoriali e la gestione sostenibile dei processi di internazionalizzazione delle relazioni economiche.

Ed è qui che la tecnologia gioca la sua carta, offrendo nuove opportunità per l’incremento di occupazioni di qualità, per l’aumento dell’ergonomicità e la sicurezza dei processi produttivi, per favorire l’occupazione giovanile e per garantire gli standard previsti dall’ILO (International Labour Organization) in materia di protezione dei diritti dei lavoratori.

Per realizzare tutto ciò, la formazione, di base e continua, è centrale. Essa permette al maggior numero possibile di lavoratori di acquisire e diffondere le competenze necessarie per cogliere appieno le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, ma affinché questo accada è necessario che vi sia condivisione tra tutti gli attori produttivi sulle competenze necessarie e gli strumenti per formarle.

Il Governo italiano è impegnato affinché i benefici dell’attuale transizione tecnologica si diffondano rapidamente e in modo equo. Il piano Industria 4.0 mira ad incentivare la nascita di nuove imprese innovative e a favorire l’avanzamento tecnologico del sistema produttivo italiano, con l’obiettivo di generare opportunità occupazionali per i giovani e le donne e di contribuire a ridurre i divari territoriali esistenti. In questo modo, il nuovo schema produttivo crea nuove figure professionali e richiede competenze costantemente aggiornate attraverso la formazione professionale e l’armonizzazione tra accumulazione di conoscenze e lavoro. È qui che si inseriscono la sperimentazione dell’alternanza scuola-lavoro e il contratto di apprendistato.

Ad oggi ci troviamo di fronte ad un mondo del lavoro dove convivono vecchi e nuovi mestieri: dobbiamo cogliere le opportunità del futuro, definendo un quadro aggiornato di tutele, ma senza lasciare indietro i lavoratori di oggi. Dobbiamo, quindi, agire per diminuire le disuguaglianze e promuovere una relazione positiva tra condizione umana e innovazione tecnologica. Priorità va data ai giovani, che nel nostro paese registrano livello di disoccupazione ancora troppo elevato, i quali saranno alle prese con un lavoro sempre più digitalizzato; i nuovi strumenti di lavoro saranno gli smartphone e le piattaforme digitali.

Su questo argomento, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha avviato un tavolo che ha come scopo quello di costruire una base di conoscenza aperta e condivisa circa i potenziali impatti di digitalizzazione ed automazione sul lavoro, l’economia e la società. Una base di conoscenza da utilizzare come risorsa per disegnare interventi capaci di massimizzare i benefici e di minimizzare i costi sociali della transizione tecnologica in atto, avendo in mente in primo luogo le persone, nello sforzo di progettare un futuro che raggiunga l’obiettivo di fornire “un lavoro dignitoso per tutti”.

Quando si parla di disoccupazione tecnologica si intende il “rischio di obsolescenza di professioni, compiti e mansioni e di riduzione della domanda di lavoro come conseguenza dell’automazione e della digitalizzazione dei processi produttivi”. 

Quindi, in sostanza, cosa si intende quando parliamo di digitalizzazione del lavoro o della cosiddetta industria 4.0? Con questi termini viene comunemente identificata la trasformazione tecnologica che sta investendo tutti i domini dell’economia: la produzione, il consumo, i trasporti e le comunicazioni. Le nuove tecnologie e la digitalizzazione rappresentano per il mercato del lavoro non solo un cambiamento, ma una vera e propria rivoluzione. Essa è guidata, appunto, dall’intreccio di:

  • Digitalizzazione: l’introduzione di dispositivi e processi capaci di trasmettere ed elaborare enormi masse di dati con una velocità fino ad ora impensabile, 
  • Automazione: la disponibilità di macchine capaci di svolgere mansioni, a medio-alta complessità, sin qui appannaggio dei soli esseri umani.

L’avvento di digitalizzazione e automazione si combina con la sempre più intensa integrazione delle catene globali del valore (GVC). La diffusione di queste tecnologie costituisce un’opportunità per aumentare l’internazionalizzazione delle imprese con benefici in termini di crescita economica e occupazione.

Secondo The Future of Work: Jobs and skills in 2030, un report redatto dal dipartimento del governo inglese per l’occupazione e le competenze, nell’era digitale odierna, la vera forza capace di distruggere posti di lavoro e di crearne altri è proprio l’introduzione di nuovi macchinari, dell’intelligenza artificiale, della robotica, dell’automazione e della progettazione informatica. Il documento si pone come obiettivo quello di capire quali lavori e quali competenze saranno richieste nel 2030, per dare modo alle aziende di oggi di attrezzarsi e preparare la forza-lavoro di domani. Secondo i ricercatori questo è possibile guardando ad alcuni fattori chiave ormai stabili che già da tempo hanno cambiato il mondo del lavoro, primo fra tutti appunto la tecnologia.

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